lunedì 27 aprile 2015

Riflessioni di un poeta



Ecco la conclusione di un racconto da me scritto 35 anni fa.  Immaginavo un incontro notturno tra Dante e Guido Cavalcanti, avvenuto dopo la morte di Beatrice, quando Dante sembrò perdersi e disperare di sé stesso. Le riflessioni finali di Guido mi paiono attualissime: io, almeno, sento di pensare ancora così e di vivere con la stessa angoscia gli stessi pensieri.
“Un altro giorno e un’altra notte non ci faranno dire nulla più di quanto abbiamo detto. Spezza pure i confini del tuo cerchio, cambia stile, cerca il mondo, scruta nell’intrico il filo che ti mostri il bandolo smarrito: e quando finalmente avrai scoperto l’ordine che ti manca, dimmi se troverai quell’ordine diverso dall’intrico o se l’intrico si lascia governare dalla sua legge. Chi sa, forse quell’ordine non ti parrà diverso da ciò che chiami il mio guardarmi, la sua legge ti sembrerà una copia dei desideri che ci torturano, la voglia di giustizia una chimera, e come i desideri e le voglie, anche la legge ti sembrerà incompiuta e inappagata. Sarà così un altro desiderio, un altro sogno, un’altra disperata immaginazione che si sovrapporrà ai desideri, ai sogni, alle disperate immaginazioni che ci fanno sbigottire, quando ci accorgiamo di avere ancora nel nostro petto un respiro da consumare”.
Quando si dissero queste cose, Guido aveva trentun anno e Dante venticinque. Morirono entrambi in esilio.

Fiano Romano, 27 aprile 2015