martedì 17 agosto 2021

Il salotto musicale italiano dell'Ottocento

 



19th Century Italian Music for Piano 4 Hands

Gabriella Morelli

Giancarlo Simonacci


Da Vinci Classics C 00447

1 cd


Consiglio, dopo avere ascoltato il cd, di cercare sulla rete - la trovate in You Tube - un’esecuzione del poema sinfonico Ero e Leandro. L’ombra li Liszt è imponente. Ma Alfredo Catalani si dimostra tutt’altro che un epigono o un imitatore. E la trascrizione pianistica per pianoforte a quattro mani è mirabile. La partitura è del 1884. Lorelay è del 1890 e La Wally del 1892. Nel 1993 Catalani muore. L’Italia del secondo ottocento è meno provinciale di quanto la fama vuole. Il melodramma assorbe, è vero, tutte le energie dei musicisti. Ma non per questo gli altri generi sono completamente trascurati. E se non troviamo le grandi pagine sinfoniche d’oltralpe, la grande musica da camera d’oltralpe, è tuttavia specchio dilettevole della musica dei salotti europei anche in Italia una cospicua produzione di musica da salotto. Il poema sinfonico Ero e Leandro non ebbe il successo che avrebbe meritato perché il pubblico italiano non era maturo per apprezzare l’autonomia, anche narrativa, della musica strumentale. La musica o era teatro o era divertimento. Peccato, perché Catalani, in questo denso poema sinfonico, sembra avere assorbito in maniera originale, più che la lezione di Wagner, quella del Liszt dei poemi sinfonici, al tempo il genere che furoreggiava, si pensi a Smetana e a Richard Strauss. Ma sul Liszt sinfonico – modello, quasi più di Wagner, per molti compositori tardottocenteschi, non è qui lo spazio per parlarne. E il caso piuttosto di far notare l’eleganza pianistica della trascrizione che Catalani stesso fece del proprio poema sinfonico. 

E’ il brano che conclude l’antologia che Giancarlo Simonacci e sua moglie Gabriella Morelli ci offrono in questo cd della musica italiana per pianoforte a quattro mani dell’Ottocento. Ed è con l’animo di chi si siede nel salotto della nonna che bisogna ascoltare questo cd. Oltre ai Mendelssohn, gli Chopin, i Grieg, i Moszkowski e gli Sgambati che mia nonna, per esempio, mi faceva ascoltare, c’erano anche brani di Rossini, qualche valzer di non ricordo più chi, e poiché mia zia cantava, ascoltavo le romanze di Tosti, le canzoni supposte di Bellini e di Donizetti, Fenesta ca lucive, Io te voglio bene assaje, le più recenti di De Leva (che mia nonna conobbe), Spingole francese. Non è una musica facile da suonare – e nemmeno da cantare -, anche se assai gradevole: la piccola Fanfara di Rossini è un capolavoro di scrittura pianistica, lui che diceva di essere un pianista di quart’ordine. E si deve suonare con amore di mani e di ginocchia, come suggerisce maliziosamente l’ormai vecchio Rossini. Oggi si fa un gran parlare di musica alta e di musica di consumo, di abbattere le barriere dei generi. Ma, ecco, questa musica le barriere non le conosceva. Ed è scritta con grande finezza. Donizetti, Ponchielli, Cilea sfogano la loro voglia di convivialità. Ed è proprio questa convivialità che il duo Simonacci Morelli ci restituisce, ce ne ridona la grazia, la leggerezza e – viva la faccia! - il divertimento. Che solo una matura, raffinata padronanza del repertorio pianistico permette di raggiungere. No, non ci sono barriere, si pensi alla delizia dell’Amour joyeux di Cilea, e della Buona fanciulla, Sonatina di Golinelli. O di quel prezioso, irresistibile gioiello che è il Tempo di valzer (alla tedesca) di Catalani, in cui non si sa dove comincino e finiscano l’ironia e il piacere di danzare. Dura solo 1 minuto e 49 secondi. Ma si tocca il paradiso.


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