martedì 21 febbraio 2023

Un frammento dai Mirmidoni di Eschilo

 


Eschilo, I Mirmidoni, lamento di Achille

traduzione, in versi endecasillabi, di Dino Villatico

dai frammenti superstiti: frammenti 132 - 137 dell'edizione LOEB, curata da Alan H, Sommerstein





Nicolaj Ge, Achille e Patroclo 



ACHILLE

Vecchio Fenice, molte nel mio cuore

ascoltando da te, che mi rispetti,

ingiuriose parole, a lungo sono

stato in silenzio. Mi lapideranno?

Lo faranno? Non sembra se da pietre

il corpo sfigurato sia del figlio

di Peleo che un aiuto diverrebbe

per i Troiani? E che? sarebbe meglio

sopportare la morte, che consola

le sofferenze, come si suppone?

Io, avere paura degli Achei?

Mi sfidino, mi mettano alla prova.

Con una lancia nella mano, che ora

dorme, dicono, per la mia cattiva

conduzione di tutto questo affare.

Se tutto è in mio potere, come tutti

gli alleati pretendono, e causato

avrei io tanta angoscia per la mia

assenza dal combattimento,

io sono allora tutto per l'armata

degli Achei, non credi? Io solo.

Non ho vergogna per parole come

queste che ho pronunciato.

Per chi direi che capi come questi

sono uomini più nobili di quanto

io non lo sia? Ma chi ha messo in fuga,

e più spesso, la massa dei Troiani?

E adesso un vile, un imbelle viene

a etichettarmi, me, di traditore,

perché vuole che Ettore lo sconti

questo sventuratissimo morire?

E la fulva creatura, lavorata

con fatica da fulgidi colori,

io la vedrò sparire come cera?

Voi non avete rispettato il sacro

vincolo di un amore, ingrati foste

ai nostri innumerevoli perduti

baci. Ma io invece ho onorato

l'intimità delle tue cosce, amico,

piangendoti come ora sto piangendo.

E a me, ancora, poiché io lo ho amato,

la vista del cadavere non causa

in me nessun disgusto.


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