lunedì 16 gennaio 2017

Lo stile. L'attacco di due recenti romanzi spagnoli: Hernández e Chirbes.



Lo primero que vi fue la sombra. Inmóvil, fija, eterna, proyectada sobre un pequeño muro semiderruido que no levantaba más de metro y medio del suelo. Después presté atención al paisaje de fondo, el horizonte, el bosque, los árboles espigados y desnudos que desbordaban el encuadre de la imagen. Nada se movía en la escena. Nada se oía. Por un momento pensé que el archivo era defectuoso o que mi conexión no funcionava correctamente. Pero enseguida advertí que la barra de reproducción había comenzado a avanzar. El tiempo corría, aunque los objetos de la escena no se desplazaran, aunque todo permaneciera igual después de varios minutos. La sombra, el paisaje, el muro, el plano. El movimiento parecía haberse frenado ingual que lo hace en una fotografía.
Miguel Ángel Hernández, El instante de peligro, Barcelona, Editorial Anagrama, 2015, pag. 15.
(Per prima cosa vidi l’ombra. Immobile, fissa, eterna, proiettata su un piccolo muro semidistrutto che non s’alzava più di un metro e mezzo dal suolo. Dopo prestai attenzione al paesaggio di fondo, l’orizzonte, il bosco. gli alberi slanciati e nudi che oltrepassavano l’inquadratura  dell’immagine. Niente si muoveva nella scena. Niente si udiva. Per un attimo pensai che l’archivio fosse difettoso o che la mia connessione non funzionava correttamente. Ma subito mi accorsi che la sbarra di riproduzione aveva cominciato ad avanzare. Il tempo scorreva, anche se gli oggetti della scena non si spostavano, anche se tutto rimaneva uguale dopo vari minuti. L’ombra, il paesaggio, il muro, il piano. Il movimento sembrava essersi fermato come lo fa in una fotografia).
Miguel Ángel Hernández, L’istante di pericolo.
Articular históricamente el pasado no significa conocerlo come verdaderamente ha sido. Significa apoderarse de un recuerdo tal como éste relampaguea en un instante de peligro.
(Articolare storicamente il passato non significa conoscerlo come veramente è stato. Significa impossessarsi di un ricordo così come esso lampeggia in un istante di pericolo).
Walter Benjamin

Bromeaba, le tomaba el pelo, me reía mientras caminábamos por el sendero de grava. Se prestaba al juego. Colaboraba buscando alguna anécdota divertida que hubiéramos compartido. Se le animaban los cortos pasos de viejo. Las tardes en que me acerqué a verlo al Hôpital Saint-Louis parecía que cicatrizaba la herida que habían dejado nuestros desencuentros (maintenant, on s’aime comme des bons amis), y que incluso quedaba en suspenso la enfermedad. Un halo inocuo flotaba entre los rayos del sol de invierno del que habíamos disfrutado sentados en un banco del jardín. Pero cuando llegaba el momento de la despedida, se plantaba inmóvil ante la puerta y fijaba en el vacío aquellos ojos amarillentos que se le encharcaban, los dos sabíamos que la tregua había concluido: ni el mal renunciaba a su trabajo, ni mis visitas le producían consuelo. Lo decía su amiga Jeanine: sufre cuando te ve, le traes los recuerdos, echas sal en la llaga. Me marchaba de allí sin volver la cabeza y buscaba alguno de los bares de République para tomarme un par de calvados.
(Scherzavo, lo prendevo in giro, mi sorrideva mentre camminavamo per il sentiero di ghiaia. Si prestava al gioco. Collaborava cercando qualche aneddoto divertente che avessimo condiviso. Gli si animavano i passi corti di vecchio. I pomeriggi in cui mi spinsi a vederlo all’Hôpital Saint-Louis sembrava che si cicatrizzasse la ferita che avevano lasciato i nostri mancati incontri (maintenant, on s’aime comme des bons amis), e che restasse perfino in sospeso la malattia. Un alone innocuo galleggiava tra i raggi del sole invernale di cui avevamo approfittato seduti su una panca del giardino. Ma quando arrivava il momento del commiato, si piantava immobile davanti la porta e puntava nel vuoto quegli occhi giallognoli che gli si allagavano, tutti e due sapevamo  che la tregua si era conclusa: né il male rinunciava al suo lavoro, né le mie visite gli producevano conforto. Lo diceva la sua amica Jeanine: soffre quando ti vede, gli porti ricordi, butti sale sulla piaga. Me ne andavo via di lì senza voltare il capo e cercavo qualcuno dei bar di République per scolarmi un paio di calvados).
Rafael Chribes, Paris-Austerlitz, Barcelona, Ediotorial Anagrama, 2016, pagg.7-8.
Ecco qua gli attacchi di due romanzi spagnoli. Uno dal secondo romanzo di Miguel Ángel  Hernández, El instante de peligro, L’istante di pericolo, che fa seguito al bellissimo Tentativi di fuga (in spagnolo Intento de escapada).   Il secondo brano è l’inizio dell’ultimo romanzo di Rafael Chirbes. Il titolo del romanzo di Hernández nasce da un pensiero di Benjamin. sopra citato, e collocato dallo scrittore a intestazione del romanzo.  Il romanzo di Chirbes ha il titolo di una stazione ferroviaria di Parigi, città dove si svolge la vicenda. Perché cito queste due pagine, tradotte un po’ provvisoriamente e all’impronta? perché mi sembrano una conferma di ciò che chiamo lo “stile” di uno scrittore. Duttilissima l’articolazione del periodo. Dalla più nuda paratassi a un uso sobrio, ma sapiente di subordinate. Efficacissima la collocazione delle parole, la scelta dei vocaboli, senza per questo cadere in vacui preziosismi.  In entrambi gli scrittori un’idea ossessiva tipica della letteratura spagnola: l’ossessione del tempo, la divaricazione, la separazione tra la realtà e la sua percezione. Nel romanzo del giovane Hernández c’è perfino un’allusione alla teoria del tempo, come misura del movimento. In Chirbes il dolore del passato, il ricordo di ciò che si è perso, innerva ogni frase, la fa quasi sanguinare. Il ritratto del “vecchio” Michel, un operaio, amante, anzi ex-amante del giovane narratore, è una figura mirabile, esempio di come la sofferenza si faccia più acuta e insieme più pudica in chi non ha né la cultura né il linguaggio per esprimerla. Mi fermo qui. Che io sappia i due romanzi non sono stati ancora tradotti in italiano. Chi può, li legga in spagnolo, oltretutto sono scritti in una lingua bellissima. Altrimenti facciamo tifo perché qualche editore se ne accorga. Del resto Chirbes vinse anni fa lo Strega come migliore narratore straniero, e una volta tanto lo Strega era meritatissimo.
Buona lettura!
A breve, spero di poterne scrivere più diffusamente sul mio blog.
Fiano Romano, 16 gennaio 2017

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