UNIVERSITA’ DI ROMA TOR
VERGATA
MACROAREA
DI LETTERE E FILOSOFIA
Stagione
dei concerti 2019-2020
Auditorium
“Ennio Morricone”
Mercoledì
29 gennaio 2020
“80”
PANNI
festa
per
MARCELLO
PANNI
Mezzosoprano,
Alda Caiello
Ensemble
Roma Sinfonietta
Marcello
Panni compie 80 anni. E i compositori gli fanno festa. Figlio di
Adriana Panni, che fu per due decenni, dal 1973 al 1994, Presidente
dell’Accademia Filarmonica Romana, ma da sempre animatrice
dell’istituzione, Marcello, musicista, compositore, vive da
protagonista l’intera stagione delle avanguardie musicali europee,
ma senza trascurare il repertorio e anzi promuovendo la proposta di
opere uscite dalla pratica teatrale. Come negli anni ‘80 la ripresa
moderna del Flaminio di Pergolesi, con la regia di Roberto De Simone,
allestito dal Teatro di San Carlo, inaugurato a Venezia e poi
condotto in Tournée a Charleston, il coté americano del Festival
dei Due Mondi di Spoleto, e a Versailles, per inaugurare il
restaurato, e delizioso, Teatro di corte. Protagonista, en travesti,
una affascinante e tenerissima Daniela Dessì.
Ma
altri sono i modelli dominanti di Marcello Panni direttore e
compositore. Per sua stessa confessione, il padre di tutti,
Stravinskij. E accanto a lui, Luciano Berio. Non a caso: compositori
che intendono l’avanguardia come uno spazio inesauribile di
sperimentazioni; confinate in un angolo, o addirittura espulse, le
rigidezze dogmatiche dei partiti presi. Il moderno, l’avanguardia,
il contemporaneo, si configurava e si configura per Panni come lo
spazio del “molteplice”, secondo la felice definizione che ne
diede Armando Gentilucci, figura di musicista, e di compositore, di
teorico, di divulgatore, troppo presto sottratta alla musica di oggi
italiana. La “festa per Marcello Panni” organizzata dall’Ensemble
Roma Sinfonietta, per l’Università di Tor Vergata, e alla quale ha
partecipato il mezzosoprano Alda Caiello, è stata scandita
dall’omaggio di sei compositori, di tendenze diversissime, a
conferma dell’antidogmatismo del festeggiato.
Lorenzo
Ferrero, Due minuti per Marcello, per flauto, clarinetto, arpa, viola
e violoncello. Può ricordare Čajkovskij
– un’allusione, una citazione, più che un’imitazione – o
certi modi belliniani, arpeggio e melodia, e accarezza l’orecchio
per due veri minuti.
Ludovico
Einaudi si lancia per un suo viaggio nella dissoluzione del canto
con My Journey per violino, viola, violoncello, contrabbasso, flauto,
trombone, marimba e arpa.
Lucio
Gregoretti sembra volersi collocare sotto l’ombrello di Stravinsky,
anche per il gusto di giocare coi titoli, Hello, March! È inglese,
ma all’orecchio suona
come un: avanti, Marcello.
Carlo
Boccadoro disegna un elegante Calligramme pour M.P., per clarinetto,
arpa e percussioni.
Matteo
D’Amico si diverte con un settimino in chiaroscuro, anche lui
stravinskieggiando. Con molta delicatezza.
Infine,
Fabio Maestri conclude il sestetto con una riscrittura raffinatissima
e divertente di ‘O surdato ‘nnamurato per voce e 7 strumenti. La
voce è quella di Alda Caiello, che si presta divertita al
travestimento.
In
mezzo un ricordo, un omaggio, un devoto atto di gratitudine, o che
cosa? ci
sono i Folk Song di Luciano Berio, che Alfa Caiello, espertissima, ha
l’intelligenza d’interpretare da un suo personale intento
esegetico, senza lasciarsi intimorire dal modello unico di Cathy
Berberian. Ed è
bravissima, accattivante, conquista subito tutti, i musicisti che la
sostengono e il pubblico che l’ascolta. Panni,
poi, decide di regalarsi
da sé una musica per sé: e abbiamo così un grazioso,
delicatissimo, raffinato Forellen Trio, trio della trota, dove
naturalmente la citazione è da Schubert.
Ma l’organico, un trio
d’archi, può far pensare o a un divino Divertimento mozartiano,
unica composizione di Mozart per questo organico, o ai bellissimi,
straordinari Trii per archi di Beethoven, forse gli esempi perfetti
del genere. Chi sa se a Beethoven non alludesse anche il Settimino di
D’Amico. Il secondo brano che Panni si dedica sono quattro pezzi
dai 16 Popsongs. Evidente l’allusione a Berio. Ma abbassata di
tono. Pop, non folk, Taranta e Pizzica infuriano indiavolate. Più da
febbre del sabato sera che da sagra paesana nell’aia di una
fattoria. E anche in questo c’è insieme un gioco, un divertimento,
e la malinconica
consapevolezza
che la festa è finita, insieme al paese delle aie e delle fattorie.
La mirabile compagnia si scioglie che è ormai sera, si beve una
coppa di spumante, e tutti a casa a ricordare la festa e a riandare
con la memoria alle musiche ascoltate.
Nessun commento:
Posta un commento