sabato 13 febbraio 2021

Una traduzione imperfetta


                                             Durs Grünbein

Una traduzione imperfetta


Interierieur mit Eule I


Mond scheint ins Zimmer. Nichts ist real.

Jeder Augenblick unergründlich, die Welt

Kolossales Echo im Labyrinth der Sinne.

In der Hand eine Münze - mein Talisman.

Siebzehn Gramm Silber, reines Symbol.

Eule, erleuchte mich, öffne die Augen.

Tier auf der Tetradrachme aus Attika, hilf.


Interno con civetta I


La luna splende nella stanza. Niente è reale.

Ogni istante insondabile, il mondo

un'eco colossale nel labirinto dei sensi.

Nella mano una moneta - il mio talismano.

Diciassette grammi d'argento, puro simbolo.

Civetta, illuminami, apri gli occhi.

Bestia sulla tetradracma dell'Attica, aiutami.


Durs Grünbein, da Koloss in Nebel, Colosso nella nebbia, 2012

 


 


La traduzione è mia. L'edizione Einaudi, appena pubblicata, con il titolo Schiuma di quanti, ha molte sviste e molti errori, per esempio, Münze, moneta, è tradotto da Anna Maria Carpi "berretto", forse perché scambiata con la parola Mütze, che significa, appunto, berretto. Ma non si capirebbe poi perché il poeta parli di un berretto, quando sta invece riferendosi a una moneta ateniese, la dracma, sulla quale è incisa la figura della civetta, rapace caro ad Atena, ma che Grünbein trasforma in gufo, per serbargli la figura di uccello scaramantico, tipica del gufo, ma non della civetta. I due uccelli si assomigliano e il poeta gioca su questa somiglianza.

 

                                               

                                                 Durs Grünbein
 


Più grave mi pare che talora la traduttrice ometta di tradurre alcune parole. Ciò accade nella seconda poesia della raccolta, Austronaut in Oktober, Austronauta in ottobre. A pag. 7 scrive "Un'immane discarica per ogni forma di sapere,”: il testo tedesco, a pag. 6, dice: “Ein Riesenabflußloch für jede Form von Wissen, Güte,”: perché saltare Güte? e Riesenabflussloch non è semplicemente una "immane discarica", si può scaricare anche sul terreno, senza scavare la terra, invece qui si parla di un Loch, un buco, una fossa, una voragine, discarica è troppo generico, io tradurrei tutto il verso: "Una gigantesca voragine di deflusso per ogni forma di Sapere, bellezza". Per la precisione l’Abflußloch può indicare lo scarico della piattaforma di una doccia. Manca, in ogni caso, nella traduzione il senso del buco e del deflusso, oltre che l'ironico vocativo Güte, alla fine del verso, come a dire: è la vita, bellezza! (alla lettera sarebbe più fedele tradurre Güte con un "caro", ma come frase idiomatica "bellezza" ci sta a pennello, e si avvicina al "buono" letterale della parola). Più sopra, al verso 5, la traduttrice scrive: "Ora rientra nel mondo così com'è. Vissuto, / e in niente meglio di quando l'ha lasciato". Il testo tedesco ha: "Nun kehrt er wieder in die Welt, so wie sie ist. Verlebt, / Und kein Stück besser als die Welt, die er verließ". Perché omettere la ripetizione di Welt, mondo? Forma oltretutto una parola-rima interna, e nel punto di cesura del verso. "kein Stück besser" non è "in niente meglio", ma "non un briciolo migliore" o qualcosa di simile. Io tradurrei: “Adesso ritorna nel mondo, così com'è. Vissuto, / e non un briciolo migliore del mondo, che ha lasciato". Infine: perché tradurre, al v. 10, "nel cranio ancora il vuoto di questi freddi spazi" quando il testo dice: "Im Nacken sitzt ihm noch die Leere dieser kalten Räume -"? Io tradurrei: "Sul collo gli sta seduto ancora il vuoto di questi freddi spazi". Diciamo anche in italiano: gli sta sul collo. Che c'entra il cranio? Nacken è il collo.

 


                                     Durs Grünbein
 

Non mi piace infierire sul lavoro di una scrittrice nota per la sua professionalità. Succede a tutti di prendere sottogamba talora un lavoro. Ma sul serio le consiglierei di rivedere tutta la traduzione e di mettere riparo a sviste ed errori. Grünbein è poeta da non prendersi sottogamba.

Una precisazione terminologica.

In tedesco “Eule” indica il gufo, ma si usa anche per designare la civetta, che in realtà si chiamerebbe “Kauz” o, meglio, “Steinkauz”. L’ambiguità del termine “Eule” è assoluta in inglese, che chiama “owl” (la stessa radice di “Eule”) sia il gufo sia la civetta. Tale ambiguità ha tratto in inganno anche me, oltre alla traduttrice italiana di Grünbein, per Einaudi, Anna Maria Carpi. “Interieur mit Eule” l’ho interpretato anche io Interno con gufo, arrampicandomi sugli specchi del senso scaramantico del gufo, che sarebbe ignoto alla civetta. Ma la dracma ateniese che il poeta conserva come talismano ha incisa una civetta, non un gufo. E dunque Eule va interpretato non come gufo, bensì come civetta. En passant: l’elegante francesismo del titolo aggiunge ironia al quadro. 

Fiano Romano, 13 febbraio 2021

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