DINO VILLATICO
IL FLAUTO DI PAN
1.
Vorrei essere - un dio ce lo donasse -
il tuo flauto e sentire le tue labbra
che suonano il mio cuore: ringraziarti
lo udrai battendo il battito di un giambo,
ed esultare, pazzo, in anapesti
al tocco della lingua come in una
esagitata danza di baccanti;
duttile incantatore sentiresti
il pertugio che si apre alla tua bocca,
seducente sospiro di un demonio
il fiato con cui doni al mondo un canto,
e voluttuosa a me la tua dolcezza.
Un respiro ci allaccia, arreca grazia
alla mia mente un fiato dove prima
soffocavo d'assenza, e nell'incavo
s'infiltra il tuo toccarmi, si dilegua
nella vena l'umore che tu mesci
al mio richiamo, esperto suonatore
tu della vita, che l'estremo fluido
di conoscenza, per l'uno e per l'altro,
nel fiotto diluisci del piacere
che si estingue nel suono che svanisce.
2.
Quale flauto, mio dio, più della canna
che sottometto lieve alla tua bocca
suonerà. dimmi, più soavi e dolci
melodie della mia che chiede ardendo
un bacio alle tue labbra, un fiato al tuo
che in me s'insinua docile respiro?
Lo accoglierò come si accoglie il miele
dal favo che lo spande, o nel riempirmi
di te sarò la conca che ti chiude.
Ma tu, mio dio, da me, anche se a lungo
desiderato, non ancora colto,
come si coglie il fiore che stordisce,
verrò da te pregando la tua grazia,
pellegrino d'amore, per colmarti
di me che nelle vene scivolando
ti colmerò, vedrai, dell'alimento
che in sacrificio dal mio cuore aspetti.
Noi suoneremo insieme una segreta
musica, e tra le sfere da cui nacque
sarà riconosciuta la comune
melodia che ci avvince e che ci allaccia
nel paradiso immateriale dove
non siamo corpi, ma saremo, entrambi,
la musica inudita di noi stessi.
Fluirà, sciolta, la musica nel canto
che ci rifonda l'ordine del mondo,
un flusso interminato di piacere:
assaporarlo, il nostro interno fluido
d'amore che ci esonda profumato
dalle vene, sarà la conclusione
del cammino che da un principio cieco
di assenza ci conduce, completati,
a pura beatitudine di eletti,
alla pienezza di straripamento
che ci riversa l'uno nella fausta,
multiforme divinità dell'altro:
di questo riversarsi noi saremo
l'uno dell'altro e flauto e bocca insieme.
3.
L'opificio divino sarà fonte
da cui sgorgando sprizzerà l'ambrosia
che calmerà la nostra lunga sete,
e noi bevendo il sapido liquore
disseteremo il labbro inaridito,
più selvaggio scaturirà l'umore,
più avido lo ingoierà la bestia:
l'un l'altro dissetando con il proprio
nettare le insaziate avide bocche:
di te, mio dio, voglio essere l'offerta,
di me sarai la vita che ti dono.
4.
Se tra di noi non fosse la distanza
un ostacolo, forse mi vedresti
volare nel tuo cielo una brumosa
sera e scenderti lieve fino ai piedi
per implorare un soffio dal tuo labbro.
Ti guarderei negli occhi, guarderesti
la mia bocca che implora: un dio dischiude
la visione che taccio, e la segreta
voce nasconderò con cui rispondi.
5.
Nelle deserte stanze dove vivo
ritirato dal mondo, mi ritorni
dagli anni del furore, mi riaccendi
la voglia di riaccendere nei cuori
quello stesso furore. Ciò che casto,
allora, allontanavo, perché il cuore
respirasse tra i cuori, senza corpi
che intralciassero il fiato, non ho fiato
adesso che per quel tuo corpo, il punto
in cui si annega la mia discrezione
di maestro. La musica che adesso
con te vorrei suonare, l'hai capito,
è musica d'amore. Un fiato solo
respirare dal labbro, un solo tocco
dalle tue mani percepire immoto
sul mio corpo disteso ad aspettarti
come fossi d'un tratto diventato
la tua tastiera. Sento le tue labbra
chinarsi sulle mie, nella mia bocca
penetrando cercarmi la tua lingua,
e io ti accolgo e insieme naufraghiamo
nel mare che ci assorbe tutti e due
perduti l'uno dentro l'altro, l'uno
dentro l'altro versando il proprio umore,
liquore che spargiamo ininterrotto,
ininterrotta com'è la speranza
di un infinito e interminato amore.
6.
La fantasia non è proibita, spero.
Immaginarti nudo a letto insieme
a me non ti ferisce né l'onore
né il corpo, né scalfisce il tuo pensiero
il sospetto che forse sei violato,
resta intatto chi sei, però beato
mi fa se penso a quante cose
posso fare con te. Ma non saprei
da dove cominciare. Dalla bocca,
forse: sarò il tuo flauto, te l'ho detto
già in un'altra poesia, ma sentirai
la mia lingua che cerca la tua lingua:
tu mi assaporerai come io dal labbro
ti succhierò la tua saliva, dentro
le nostre bocche avremo tutti e due
la saliva dell'altro, e sentiremo
la lingua che ci cerca. La mia bocca
scenderà poi giù sul tuo collo, sotto
la nuca lascerà radente un bacio,
scivolerà poi lenta sul tuo petto,
ti bacerà i capezzoli, la lingua
a lungo li vorrà leccare, e presto
a mordicchiarli dolcemente piano
cominceranno i denti. In basso, fino
all'ombelico, poi scivoleranno
le labbra e leccherà la lingua; in basso
ancora, l'indurito glande aspetta
un fortunato incontro, lo soddisfa
lieta la bocca fino a che completa
venga la beatitudine d'amore.
Il seguito ciascuno ha fantasia
a immaginarlo, solo tuttavia
mi piacerebbe che il seguito fosse
non smozzicato, e breve, un interludio,
ma infinito, che ripetesse sempre
la stessa beatitudine, e noi due,
perduti in questa fantasia di corpi
che si intrecciano, mani tra di loro
strette, l'eterno effluvio senza fine
fluire lasceremmo tra di noi.
Ma un punto, un punto c'è che il mio delirio
impazzisce a sognarlo. Le colline,
le tue sode, ben disegnate e strette,
le divine colline, carezzarle
senza tempo, anzi indefinitamente,
con le dita, con la mia bocca, e tutta
la mia lingua, poi penetrarne l'antro
dapprima con la lingua, e con le dita
dentro l'oscuro paradiso entrare,
investigarlo, assaporarlo, come
si assaggia un cibo prelibato, un pasto
degli dei, come si deliba il dolce
nettare o come se ne sugge ambrosia.
E la dentro finire, liquefarsi,
e sciogliersi in un'estasi infinita,
Non c'è piacere, se non c'è concordia.
Ciò che l'uno ha provato, tocca all'altro
provarlo: a mescolarsi l'uno e l'altro
nel gioco che li appaia, proveranno
come uno solo è l'amoroso intrico,
uno solo il piacere che ci accorpa,
ma di entrambi la gioia e il godimento:
sentiranno del cosmo l'armonia
da un corpo all'altro confluire e stare.
Fiano Romano, 1 - 6 giugno 2024
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