venerdì 7 giugno 2024

Il flauto di Pan

 

DINO VILLATICO


IL FLAUTO DI PAN


1.


Vorrei essere - un dio ce lo donasse -

il tuo flauto e sentire le tue labbra

che suonano il mio cuore: ringraziarti

lo udrai battendo il battito di un giambo,

ed esultare, pazzo, in anapesti

al tocco della lingua come in una

esagitata danza di baccanti;

duttile incantatore sentiresti

il pertugio che si apre alla tua bocca,

seducente sospiro di un demonio

il fiato con cui doni al mondo un canto,

e voluttuosa a me la tua dolcezza.


Un respiro ci allaccia, arreca grazia

alla mia mente un fiato dove prima

soffocavo d'assenza, e nell'incavo

s'infiltra il tuo toccarmi, si dilegua

nella vena l'umore che tu mesci

al mio richiamo, esperto suonatore

tu della vita, che l'estremo fluido

di conoscenza, per l'uno e per l'altro,

nel fiotto diluisci del piacere

che si estingue nel suono che svanisce.


2.

Quale flauto, mio dio, più della canna

che sottometto lieve alla tua bocca

suonerà. dimmi, più soavi e dolci

melodie della mia che chiede ardendo

un bacio alle tue labbra, un fiato al tuo

che in me s'insinua docile respiro?

Lo accoglierò come si accoglie il miele

dal favo che lo spande, o nel riempirmi

di te sarò la conca che ti chiude.


Ma tu, mio dio, da me, anche se a lungo

desiderato, non ancora colto,

come si coglie il fiore che stordisce,

verrò da te pregando la tua grazia,

pellegrino d'amore, per colmarti

di me che nelle vene scivolando

ti colmerò, vedrai, dell'alimento

che in sacrificio dal mio cuore aspetti.


Noi suoneremo insieme una segreta

musica, e tra le sfere da cui nacque

sarà riconosciuta la comune

melodia che ci avvince e che ci allaccia

nel paradiso immateriale dove

non siamo corpi, ma saremo, entrambi,

la musica inudita di noi stessi.


Fluirà, sciolta, la musica nel canto

che ci rifonda l'ordine del mondo,

un flusso interminato di piacere:

assaporarlo, il nostro interno fluido

d'amore che ci esonda profumato

dalle vene, sarà la conclusione

del cammino che da un principio cieco

di assenza ci conduce, completati,

a pura beatitudine di eletti,

alla pienezza di straripamento

che ci riversa l'uno nella fausta,

multiforme divinità dell'altro:

di questo riversarsi noi saremo

l'uno dell'altro e flauto e bocca insieme.


3.


L'opificio divino sarà fonte

da cui sgorgando sprizzerà l'ambrosia

che calmerà la nostra lunga sete,

e noi bevendo il sapido liquore

disseteremo il labbro inaridito,

più selvaggio scaturirà l'umore,

più avido lo ingoierà la bestia:

l'un l'altro dissetando con il proprio

nettare le insaziate avide bocche:

di te, mio dio, voglio essere l'offerta,

di me sarai la vita che ti dono.


4.


Se tra di noi non fosse la distanza

un ostacolo, forse mi vedresti

volare nel tuo cielo una brumosa

sera e scenderti lieve fino ai piedi

per implorare un soffio dal tuo labbro.


Ti guarderei negli occhi, guarderesti

la mia bocca che implora: un dio dischiude

la visione che taccio, e la segreta

voce nasconderò con cui rispondi.


5.



Nelle deserte stanze dove vivo

ritirato dal mondo, mi ritorni

dagli anni del furore, mi riaccendi

la voglia di riaccendere nei cuori

quello stesso furore. Ciò che casto,

allora, allontanavo, perché il cuore

respirasse tra i cuori, senza corpi

che intralciassero il fiato, non ho fiato

adesso che per quel tuo corpo, il punto

in cui si annega la mia discrezione

di maestro. La musica che adesso

con te vorrei suonare, l'hai capito,

è musica d'amore. Un fiato solo

respirare dal labbro, un solo tocco

dalle tue mani percepire immoto

sul mio corpo disteso ad aspettarti

come fossi d'un tratto diventato

la tua tastiera. Sento le tue labbra

chinarsi sulle mie, nella mia bocca

penetrando cercarmi la tua lingua,

e io ti accolgo e insieme naufraghiamo

nel mare che ci assorbe tutti e due

perduti l'uno dentro l'altro, l'uno

dentro l'altro versando il proprio umore,

liquore che spargiamo ininterrotto,

ininterrotta com'è la speranza

di un infinito e interminato amore.


6.


La fantasia non è proibita, spero.

Immaginarti nudo a letto insieme

a me non ti ferisce né l'onore

né il corpo, né scalfisce il tuo pensiero

il sospetto che forse sei violato,

resta intatto chi sei, però beato

mi fa se penso a quante cose

posso fare con te. Ma non saprei

da dove cominciare. Dalla bocca,

forse: sarò il tuo flauto, te l'ho detto

già in un'altra poesia, ma sentirai

la mia lingua che cerca la tua lingua:

tu mi assaporerai come io dal labbro

ti succhierò la tua saliva, dentro

le nostre bocche avremo tutti e due

la saliva dell'altro, e sentiremo

la lingua che ci cerca. La mia bocca

scenderà poi giù sul tuo collo, sotto

la nuca lascerà radente un bacio,

scivolerà poi lenta sul tuo petto,

ti bacerà i capezzoli, la lingua

a lungo li vorrà leccare, e presto

a mordicchiarli dolcemente piano

cominceranno i denti. In basso, fino

all'ombelico, poi scivoleranno

le labbra e leccherà la lingua; in basso

ancora, l'indurito glande aspetta

un fortunato incontro, lo soddisfa

lieta la bocca fino a che completa

venga la beatitudine d'amore.


Il seguito ciascuno ha fantasia

a immaginarlo, solo tuttavia

mi piacerebbe che il seguito fosse

non smozzicato, e breve, un interludio,

ma infinito, che ripetesse sempre

la stessa beatitudine, e noi due,

perduti in questa fantasia di corpi

che si intrecciano, mani tra di loro

strette, l'eterno effluvio senza fine

fluire lasceremmo tra di noi.


Ma un punto, un punto c'è che il mio delirio

impazzisce a sognarlo. Le colline,

le tue sode, ben disegnate e strette,

le divine colline, carezzarle

senza tempo, anzi indefinitamente,

con le dita, con la mia bocca, e tutta

la mia lingua, poi penetrarne l'antro

dapprima con la lingua, e con le dita

dentro l'oscuro paradiso entrare,

investigarlo, assaporarlo, come

si assaggia un cibo prelibato, un pasto

degli dei, come si deliba il dolce

nettare o come se ne sugge ambrosia.

E la dentro finire, liquefarsi,

e sciogliersi in un'estasi infinita,

Non c'è piacere, se non c'è concordia.

Ciò che l'uno ha provato, tocca all'altro

provarlo: a mescolarsi l'uno e l'altro

nel gioco che li appaia, proveranno

come uno solo è l'amoroso intrico,

uno solo il piacere che ci accorpa,

ma di entrambi la gioia e il godimento:

sentiranno del cosmo l'armonia

da un corpo all'altro confluire e stare.


Fiano Romano, 1 - 6 giugno 2024

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