Leggo sulla “Repubblica” di oggi, domenica 21 settembre:
“Diciannove anni fa morì, adesso ha undici figli”. Cosa
succede se uno scrittore (ateo) israeliano improvvisamente si ritrova un’hassidim
in casa. (pag. 38)
succede se uno scrittore (ateo) israeliano improvvisamente si ritrova un’hassidim
in casa. (pag. 38)
Il titolista o il tipografo non conoscono l’ebraico, o non
sanno che in altre lingue la consonante h (sì: è una consonante!) si pronuncia,
e segna una forte aspirazione, simile a quella segnata dal carattere “j” in
spagnolo, o dalla combinazione “ch” in tedesco, per esempio, “ach”, corrispondente
al nostro “ah” Poco male, ma nessuno li obbligava a usare un termine ebraico,
potevano usare il termine italiano “ortodosso”. Non sarebbe, comunque, incorso
nell’errore, se avesse usato la più corretta traslitterazione “chasidim”. Faccio,
però, notare che “chasidim” è il plurale di “chasid”. Il titolista avrebbe
dunque dovuto scrivere: “ ... si ritrova una chassid in casa”. Infine, poiché
il titolista scrive in italiano, faccio notare che l’uso di “cosa” al posto di “che
cosa” è scorretto, anche se si tratta
ormai di un uso abusato, e il gioco di parole è voluto. In ogni caso ciò che mi irrita davanti a
simili strafalcioni è la presunzione di usare termini di cui s’ignora la provenienza
linguistica e la pronuncia e, in più, la superficialità con cui si crede, avventurandosi
in territori sconosciuti, ma d’effetto, di
fare bella figura.
sanno che in altre lingue la consonante h (sì: è una consonante!) si pronuncia,
e segna una forte aspirazione, simile a quella segnata dal carattere “j” in
spagnolo, o dalla combinazione “ch” in tedesco, per esempio, “ach”, corrispondente
al nostro “ah” Poco male, ma nessuno li obbligava a usare un termine ebraico,
potevano usare il termine italiano “ortodosso”. Non sarebbe, comunque, incorso
nell’errore, se avesse usato la più corretta traslitterazione “chasidim”. Faccio,
però, notare che “chasidim” è il plurale di “chasid”. Il titolista avrebbe
dunque dovuto scrivere: “ ... si ritrova una chassid in casa”. Infine, poiché
il titolista scrive in italiano, faccio notare che l’uso di “cosa” al posto di “che
cosa” è scorretto, anche se si tratta
ormai di un uso abusato, e il gioco di parole è voluto. In ogni caso ciò che mi irrita davanti a
simili strafalcioni è la presunzione di usare termini di cui s’ignora la provenienza
linguistica e la pronuncia e, in più, la superficialità con cui si crede, avventurandosi
in territori sconosciuti, ma d’effetto, di
fare bella figura.
Fiano Romano, 21 settembre 2014.
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