Una noterella frivola (apparentemente!) e leggera.
Noi italiani abbiamo fama di essere superficiali e sciatti.
Spesso non è vero, e in ogni caso non più di altri popoli. Tuttavia, per quel
che riguarda i campi che abitualmente frequento, musica e letteratura, noto che
l’indifferenza alla proprietà linguistica e l’analfabetismo musicale della
maggior parte degli italiani fanno strage. Qualche esempio.
La w non è carattere dell’alfabeto italiano, indica, però, una
semiconsonante, o semivocale, a seconda delle lingue che l’adottano, assai diffusa
in altre lingue, per esempio l’inglese, dove ha suono semivocalico, e il
tedesco, nel quale ha invece il suono consonantico che corrisponde alla v
italiana (la v in tedesco si pronuncia f, salvo che nella parola “violin”, in
cui si pronuncia v, come in italiano). Ebbene, gli italiani sembrano provare
una radicata resistenza a dire esattamente di quale carattere si tratta quando,
in una sigla, si presenta la w. Non lo fanno quasi mai, e l’assimilano alla v.
Così, per esempio, per il web dicono: “vuvuvu”, invece di “doppia vu doppia vu
doppia vu”, come fanno i parlanti di tutte le altre lingue. Troppo lungo? Ma
allora perché non dire “tre volte doppia vu” o addirittura “tripla doppia vu “?
Così, una fabbrica tedesca di automobili, la BMW, che i tedeschi dicono,
correttamente, “Be Em We”, per gli italiani diventa “Bi Emme Vu”, invece del
corretto “Bi Emme Doppia Vu”. Peggio fanno gli annunciatori e le annunciatrici
alla radio. L’Orchestra Giovanile Europea, sigla EUYO, da pronunciarsi “E U I
greco O”, diventa “eùio”: che cosa capiscono gli ascoltatori che volessero
cercare il sito internet? Sentono dirsi: “vuvuvu eùio”. Francamente, in questi
casi, la fama di sciatteria e di superficialità è più che meritata.
Fiano Romano 9 settembre 2014
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