martedì 9 settembre 2014


Una noterella frivola (apparentemente!) e leggera.

Noi italiani abbiamo fama di essere superficiali e sciatti. Spesso non è vero, e in ogni caso non più di altri popoli. Tuttavia, per quel che riguarda i campi che abitualmente frequento, musica e letteratura, noto che l’indifferenza alla proprietà linguistica e l’analfabetismo musicale della maggior parte degli italiani fanno strage.  Qualche esempio.

La w non è carattere dell’alfabeto italiano, indica, però, una semiconsonante, o semivocale, a seconda delle lingue che l’adottano, assai diffusa in altre lingue, per esempio l’inglese, dove ha suono semivocalico, e il tedesco, nel quale ha invece il suono consonantico che corrisponde alla v italiana (la v in tedesco si pronuncia f, salvo che nella parola “violin”, in cui si pronuncia v, come in italiano). Ebbene, gli italiani sembrano provare una radicata resistenza a dire esattamente di quale carattere si tratta quando, in una sigla, si presenta la w. Non lo fanno quasi mai, e l’assimilano alla v. Così, per esempio, per il web dicono: “vuvuvu”, invece di “doppia vu doppia vu doppia vu”, come fanno i parlanti di tutte le altre lingue. Troppo lungo? Ma allora perché non dire “tre volte doppia vu” o addirittura “tripla doppia vu “? Così, una fabbrica tedesca di automobili, la BMW, che i tedeschi dicono, correttamente, “Be Em We”, per gli italiani diventa “Bi Emme Vu”, invece del corretto “Bi Emme Doppia Vu”. Peggio fanno gli annunciatori e le annunciatrici alla radio. L’Orchestra Giovanile Europea, sigla EUYO, da pronunciarsi “E U I greco O”, diventa “eùio”: che cosa capiscono gli ascoltatori che volessero cercare il sito internet? Sentono dirsi: “vuvuvu eùio”. Francamente, in questi casi, la fama di sciatteria e di superficialità è più che meritata.

Fiano Romano 9 settembre 2014

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