Stidda di luci. Giancarlo Simonacci, Piano Works. Pianista,
Francesco Negro. Silence Records.
Stella di luce. stella lucente. “Na lu pituzzu ha’ ‘na
stidda di luci”, canzone siciliana (Nel piccolo petto hai una stella di luce).
Certe volte pubblicazioni rare, introvabili, di nicchia, come
dicono quelli che arricciano il naso davanti alle rarità troppo raffinate per
il loro olfatto rudimentale, riservano meravigliose sorprese, ci sollevano
dalle disgrazie del mondo, che non mancano mai, in nessun tempo. Anche se
incisioni musicali su cd. Chiedere, domandare, implorare il negozio, la rete,
di trovarlo. Come questa registrazione, in cui il pianista Francesco Negro interpreta
pagine pianistiche di Giancarlo Simonacci. L’ascoltatore, e l’amatore, di
musica contemporanea, conosce forse Giancarlo Simonacci per le sue preziose
interpretazioni in concerto e incisioni su cd dell’opera pianistica di Cage. Ma qui, attraverso le dita delle mani di un
altro pianista, Francesco Negro, si ascoltano le sue, di musiche. Ed è una
bellissima sorpresa. La lunga familiarità con la musica contemporanea e i
classici delle avanguardie, e pertanto la consapevolezza che non esiste, non è
mai esistito, un solo modo di essere moderni, quando si compone musica,
conferisce a queste pagine una invidiabile leggerezza: la leggerezza della
libertà. Si passa dalle bellissime variazioni su una melodia cinquecentesca,
armonizzata anche da Bach, Danket
den Herren, ad altri tipi di
variazioni e a brani staccati, bagatelle (ah! Beethoven! dolcissimo padre), a un originale omaggio
bachiano: una serie di variazioni sulla Sarabanda in do minore della quinta
suite per violoncello, e altri brani. La scrittura varia da pezzo a pezzo,
difficile riscontrare dei modelli: Webern? Schoenberg? addirittura l’ultimo Liszt
o l’ultimo Brahms? Simonacci si pone a latere della tradizione “nobile”, fuori del
dogma avanguardistico, senza rinunciare alle sollecitazioni delle avanguardie. Ma
il piacere dell’ascolto non è mai dimenticato. Veramente il modello lontano potrebbe essere trovato
nelle bagatelle beethoveniane, non nello stile, certo, ma nello spirito, nel
senso di brani che non ambiscono alla grande forma, preferiscono piuttosto
racchiudersi nel breve respiro, ma senza perdere mai la chiarezza, direi la
pulizia, della scrittura. Insomma, ogni pezzo, un vero, piacevolissimo gioiello
musicale. Alla faccia di chi ancora pensa e dice, e ahinoi, scrive anche talora,
che la musica di oggi è inascoltabile, respingente, solo calcolo e matematica, ma
non melodia, insomma un esercizio inutile. Ma davvero? E chi ha mai detto che
cantabile sia sinonimo di banale orecchiabilità? Può bastare la ripetizione di
uno stesso intervallo a fondare il percorso di un canto struggente. Se non ci
credete, provatevi a suonare il Duetto in mi minore di Bach, tutto seconde e
settime, oppure, meglio, ascoltatevi questi brani di Giancarlo Simonacci
splendidamente suonati da Francesco Negro. E poi mi direte.
Fiano Romano, 22 novembre 2016
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