Lo primero que vi
fue la sombra. Inmóvil, fija, eterna, proyectada sobre un pequeño muro
semiderruido que no levantaba más de metro y medio del suelo. Después presté
atención al paisaje de fondo, el horizonte, el bosque, los árboles espigados y
desnudos que desbordaban el encuadre de la imagen. Nada se movía en la escena.
Nada se oía. Por un momento pensé que el archivo era defectuoso o que mi
conexión no funcionava correctamente. Pero enseguida advertí que la barra de
reproducción había comenzado a avanzar. El tiempo corría, aunque los objetos de
la escena no se desplazaran, aunque todo permaneciera igual después de varios
minutos. La sombra, el paisaje, el muro, el plano. El movimiento parecía
haberse frenado ingual que lo hace en una fotografía.
Miguel Ángel
Hernández, El instante de peligro,
Barcelona, Editorial Anagrama, 2015, pag. 15.
(Per prima cosa vidi l’ombra. Immobile, fissa, eterna,
proiettata su un piccolo muro semidistrutto che non s’alzava più di un metro e
mezzo dal suolo. Dopo prestai attenzione al paesaggio di fondo, l’orizzonte, il
bosco. gli alberi slanciati e nudi che oltrepassavano l’inquadratura dell’immagine. Niente si muoveva nella scena.
Niente si udiva. Per un attimo pensai che l’archivio fosse difettoso o che la
mia connessione non funzionava correttamente. Ma subito mi accorsi che la
sbarra di riproduzione aveva cominciato ad avanzare. Il tempo scorreva, anche
se gli oggetti della scena non si spostavano, anche se tutto rimaneva uguale
dopo vari minuti. L’ombra, il paesaggio, il muro, il piano. Il movimento
sembrava essersi fermato come lo fa in una fotografia).
Miguel Ángel Hernández, L’istante
di pericolo.
Articular
históricamente el pasado no significa conocerlo come verdaderamente ha sido.
Significa apoderarse de un recuerdo tal como éste relampaguea en un instante de
peligro.
(Articolare storicamente il passato non significa conoscerlo
come veramente è stato. Significa impossessarsi di un ricordo così come esso
lampeggia in un istante di pericolo).
Walter Benjamin
Bromeaba, le tomaba
el pelo, me reía mientras caminábamos por el sendero de grava. Se prestaba al
juego. Colaboraba buscando alguna anécdota divertida que hubiéramos compartido.
Se le animaban los cortos pasos de viejo. Las tardes en que me acerqué a verlo
al Hôpital Saint-Louis parecía que cicatrizaba la herida que habían dejado
nuestros desencuentros (maintenant, on
s’aime comme des bons amis), y que incluso quedaba en suspenso la
enfermedad. Un halo inocuo flotaba entre los rayos del sol de invierno del que
habíamos disfrutado sentados en un banco del jardín. Pero cuando llegaba el
momento de la despedida, se plantaba inmóvil ante la puerta y fijaba en el
vacío aquellos ojos amarillentos que se le encharcaban, los dos sabíamos que la
tregua había concluido: ni el mal renunciaba a su trabajo, ni mis visitas le
producían consuelo. Lo decía su amiga Jeanine: sufre cuando te ve, le traes los
recuerdos, echas sal en la llaga. Me marchaba de allí sin volver la cabeza y
buscaba alguno de los bares de République para tomarme un par de calvados.
(Scherzavo, lo prendevo in giro, mi sorrideva mentre
camminavamo per il sentiero di ghiaia. Si prestava al gioco. Collaborava
cercando qualche aneddoto divertente che avessimo condiviso. Gli si animavano i
passi corti di vecchio. I pomeriggi in cui mi spinsi a vederlo all’Hôpital
Saint-Louis sembrava che si cicatrizzasse la ferita che avevano lasciato i
nostri mancati incontri (maintenant, on
s’aime comme des bons amis), e che restasse perfino in sospeso la malattia.
Un alone innocuo galleggiava tra i raggi del sole invernale di cui avevamo
approfittato seduti su una panca del giardino. Ma quando arrivava il momento
del commiato, si piantava immobile davanti la porta e puntava nel vuoto quegli
occhi giallognoli che gli si allagavano, tutti e due sapevamo che la tregua si era conclusa: né il male
rinunciava al suo lavoro, né le mie visite gli producevano conforto. Lo diceva
la sua amica Jeanine: soffre quando ti vede, gli porti ricordi, butti sale
sulla piaga. Me ne andavo via di lì senza voltare il capo e cercavo qualcuno
dei bar di République per scolarmi un paio di calvados).
Rafael Chribes, Paris-Austerlitz,
Barcelona, Ediotorial Anagrama, 2016, pagg.7-8.
Ecco qua gli attacchi di due romanzi spagnoli. Uno dal
secondo romanzo di Miguel Ángel Hernández,
El instante de peligro, L’istante di pericolo, che fa seguito al
bellissimo Tentativi di fuga (in
spagnolo Intento de escapada). Il secondo brano è l’inizio dell’ultimo
romanzo di Rafael Chirbes. Il titolo del romanzo di Hernández nasce da un pensiero
di Benjamin. sopra citato, e collocato dallo scrittore a intestazione del
romanzo. Il romanzo di Chirbes ha il
titolo di una stazione ferroviaria di Parigi, città dove si svolge la vicenda.
Perché cito queste due pagine, tradotte un po’ provvisoriamente e all’impronta?
perché mi sembrano una conferma di ciò che chiamo lo “stile” di uno scrittore.
Duttilissima l’articolazione del periodo. Dalla più nuda paratassi a un uso
sobrio, ma sapiente di subordinate. Efficacissima la collocazione delle parole,
la scelta dei vocaboli, senza per questo cadere in vacui preziosismi. In entrambi gli scrittori un’idea ossessiva
tipica della letteratura spagnola: l’ossessione del tempo, la divaricazione, la
separazione tra la realtà e la sua percezione. Nel romanzo del giovane
Hernández c’è perfino un’allusione alla teoria del tempo, come misura del
movimento. In Chirbes il dolore del passato, il ricordo di ciò che si è perso, innerva
ogni frase, la fa quasi sanguinare. Il ritratto del “vecchio” Michel, un
operaio, amante, anzi ex-amante del giovane narratore, è una figura mirabile,
esempio di come la sofferenza si faccia più acuta e insieme più pudica in chi
non ha né la cultura né il linguaggio per esprimerla. Mi fermo qui. Che io
sappia i due romanzi non sono stati ancora tradotti in italiano. Chi può, li
legga in spagnolo, oltretutto sono scritti in una lingua bellissima. Altrimenti
facciamo tifo perché qualche editore se ne accorga. Del resto Chirbes vinse
anni fa lo Strega come migliore narratore straniero, e una volta tanto lo
Strega era meritatissimo.
Buona lettura!
A breve, spero di poterne scrivere più diffusamente sul mio
blog.
Fiano Romano, 16 gennaio 2017
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