Con ritardo mi occupo di un
interessante concerto tenutosi al Teatro di Villa Torlonia, per la
stagione di Roma Tre Orchestra, domenica 8 dicembre. Il duo
pianistico Labor Limae, i giovani pianisti Andrea Feroci e Francesco
Micozzi, ha interpretato la Quinta Sinfonia di Gustav Mahler
trascritta per pianoforte a quattro mani da Otto Singer jr.,
applauditissimo, alla fine dell’esecuzione. Giustamente, non solo
per l’immane fatica, ma per l’intelligenza dell’interpretazione.
Era, prima dell’invenzione de grammofono, e anche oltre, una
pratica assai diffusa, quella di suonarsi a casa il repertorio
sinfonico trascritto per pianoforte.
L’ho
fatto anche io, nei miei anni giovanili. Ricordo con gratitudine e
affetto una dolce, simpatica signora viennese che viveva a Fiume, che
tutti chiamavano Tante Zerline, Zia Zerlina – e il nome dice tutto
sull’amore della sua famiglia per la musica – con la quale
suonavamo insieme, oltre alle sonate di Mozart, alla musica di
Schubert, anche le sinfonie di Haydn, Mozart, Beethoven, Schubert e,
soprattutto, Schumann, il compositore da lei preferito. Ma anche
Johann Strauss e Lehár.
In Italia l’esperienza
del repertorio sinfonico e operistico passava, invece, soprattutto
attraverso le prestazioni delle bande musicali. Non mancavano,
tuttavia, anche esperienze come quella delle borghesie tedesca,
ungherese e inglese. In Ungheria, anzi, come mi disse una volta
Pressburger, il pianoforte non era difficile vederlo anche nella casa
di un contadino. Gli stessi compositori, fino al Novecento inoltrato,
facevano sentire le proprie nuove composizioni suonandole al
pianoforte. Altro fatto è suonare queste trascrizioni in concerto. E
non è affatto un’esperienza da trascurare o da sottovalutare, con
disprezzo snobistico. Ci sono pianisti, per esempio, che suonano in
concerto le bellissime
trascrizioni lisztiane delle sinfonie di Beethoven.
Ma
veniamo al concerto dell’Immacolata, al Teatro di Villa Torlonia.
La Quinta Sinfonia di Mahler è una partitura assai complessa, più
complessa perfino delle quattro sinfonie precedenti, che pure non
sono semplici. Rinuncia, come la Prima, e poi come le due seguenti,
Sesta e Settima, e la
Nona, all’intervento
della voce. Ma in
compenso gioca molto sulla varietà dei timbri strumentali. La
fantasia musicale mahleriana è fondamentalmente contrappuntistica e
pensa contrappuntisticamente anche la strumentazione, che non è
pertanto solo una veste sinfonica dell’invenzione musicale, ma una
vera e propria immaginazione della musica attraverso la combinazione
contrappuntistica dei timbri strumentali dell’orchestra. Cambiando
strumento una melodia può cambiare totalmente di carattere. E
questo, al pianoforte è irrealizzabile. In compenso il pianoforte
esalta il lavoro contrappuntistico della scrittura musicale. Proprio
perché operata
su un unico strumento, la combinazione contrappuntistica delle voci,
che affidata agli strumenti dell’orchestra poteva apparire colore
caratteristico, estrosità pittorica, si rivela invece come l’asse
portante dell’invenzione. E proprio questo i due bravissimi giovani
ci hanno restituito: l’intricata intelaiatura contrappuntistica
della partitura sinfonica.
Il
successo non poteva mancare, il pubblico ha superato l’ora e un
quarto circa dell’esecuzione pianistica di una sinfonia senza
battere ciglio, conquistato, affascinato, commosso. Capolavori a
domicilio, s’intitola la rassegna di musiche sinfoniche trascritte
per pianoforte. Un’esperienza istruttiva. E adesso, che mi venga
qualcuno a dire che la musica è frutto di un’ispirazione segreta,
invece che il capillare lavoro di scrittura che è, come per
qualsiasi arte, del resto, l’ispirazione può dare, come dice
Baudelaire, l’idea di partenza, ma
tutto il resto è lavoro,
paziente, faticosissimo, tenace lavoro.
ROMA
TRE
UNIVERSITÀ
DEGLI STUDI
romatreorchestra
Teatro
di Villa Torlonia
Duo
Labor Limae
Andrea
Feroci, Francesco Micozzi
pianoforte
a quattro mani
Gustav
Mahler, Quinta Sinfonia trascritta per pianoforte a quattro mani da
Otto Singer jr
Domenica
8 dicembre 2019
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