venerdì 2 dicembre 2016

La libertà del critico

Una storia esemplare del giornalismo italiano, oggi.

Per qualcuno può sembrare naturale accontentare le richieste della redazione di un periodico. Anche per me, quando riguarda l'impostazione del pezzo. Ma no, quando c'è qualcuno da accontentare, o perché potente, o perché in qualche modo cliente, sovvenzionatore, o altro, o perché chiede di fatto pubblicità senza pagarla. O più semplicemente, perché si è scritto male di qualcuno di cui si doveva per forza scrivere bene. E' stata chiesta anni fa da un direttore d'orchestra famoso la mia testa, perché avevo osato criticare una sua interpretazione. Il direttore del giornale sul quale scrivo, allora Eugenio Scalfari, si rifiutò di dargliela. Chiusi, però, la mia attività di critico letterario sullo stesso giornale, perché osai stroncare un volumetto di poesie di Libero De Libero. Ma il poeta era amico del caporedattore della pagina culturale, Enzo Golino. Per molti sarà pratica quotidiana, e anzi troveranno il proprio spazio di reciproci favori. Ma non per me. Ecco qua, di fatti,la cronaca di un caso più recente:


La mia recensione riguardo a Inedia prodigiosa di Lucia Ronchetti, libretto di Guido Barbieri, eseguita il 26 novembre scorso alle Terme di Diocleziano, a Roma, e diretta da Ciro Visco, con il Coro , Cantoria e Chorus dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, per il Festival Romaeuropa 2016, apparso domenica 27 novembre, sulle pagine culturali della Repubblica, non è piaciuta agli organizzatori della serata, e nemmeno, sembra, alla redazione del giornale: mi rimproverano di non avere messo abbastanza in evidenza il problema dell’anoressia, come da loro richiesto.  Avrei, inoltre, esagerato nel descrivere l'ambiente delle Terme. Ma l'opera riguardava mistiche cristiane che digiunano fino a morirne e Diocleziano perseguitò, duramente, i cristiani: tra l'opera e il luogo c'era dunque un rapporto assai significativo. Se credono, comunque,  che la cosa finisca qui, con un  rimbrotto, si sbagliano.  Riconosco sempre quando sbaglio, e mi correggo. Ma non ammetto né pressioni né suggerimenti né censure sulla mia attività di critico. Se sono state chieste al giornale particolari attenzioni da particolari committenti, l’affare non mi riguarda. Riguarda se mai la politica del giornale, lo spazio dedicato alla pubblicità, o alle promozioni di vario genere, cose con le quali non ho nulla a che spartire: non voglio sospettare clientele, mi troverebbero ancora più recalcitrante o indifferente. Strano, comunque, questo storcere il naso di alcuni per una recensione che invece è piaciuta alla compositrice, ai musicisti, e a moltissimi lettori, che me ne hanno perfino ringraziato. Ma rispondendo e ringraziando a mia volta per gli apprezzamenti, ho affermato anche di avere scritto solo ciò che pensavo, e non ritenevo perciò né pertinenti né opportuni i ringraziamenti.  Credo che ciò basti a chiarire ciò che penso riguardo alla mia attività di critico e a ribadire la mia posizione nei confronti di chiunque intenda intromettersi nella libertà del mio lavoro.
Fiano Romano, 2 dicembre 2016

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