Luisgé
Martín, El amor del revés, Barcelona, Editorial Anagrama,
2016
Un’autobiografia,
ch’è anche una confessione, il racconto di un calvario, di un
processo di liberazione, prima di tutto, della vera identità di sé
stesso. El amor del revés, l’amore
del rovescio, racconta la lenta presa di coscienza di un omosessuale,
di uno scrittore omosessuale, dalle paure e fobie infantili,
adolescenziali, di essere malato di un misteriosa malattia,
all’orgoglio finale di sapere di essere un esemplare assolutamente
normale della specie umana. Ma la storia individuale ha poca
importanza rispetto al ritratto ironico, ma spietato, che raccontando
il proprio processo di autoconsapevolezza lo scrittore disegna della
società spagnola degli ultimi anni della dittatura e della
trasformazione fulminea, vulcanica, seguita alla morte del dittatore.
Ma non per tutti i settori della società. Un episodio della serie
francese di Joséphine, ieri sera, alla televisione, sulla 7d,
mostrava come perfino nella civilissima e moderna Francia di oggi,
l’omofobia sia tutt’altro che
scomparsa. Due uomini si baciano, e il tassista commenta: “Li vede?
Dove andiamo a finire? Adesso pretendono perfino di sposarsi!”
Joséphine, che è un angelo custode, scendendo dal tassi, commenta:
“E il regno dei cieli sarebbe per i
poveri di spirito? Bah!” Appunto. Vox populi non è la voce della
verità, ma più spesso del pregiudizio e della barbarie. Lo
riconosce perfino un angelo. Ma torniamo al bel libro di Martín.
Il percorso non ha niente di eclatante. E’ un
racconto di formazione, ma della formazione di un uomo come gli
altri. Perfino ingenuo, disarmante, anzi, per le sue osservazioni
sociali. La lucidità è per lui una conquista, un punto di arrivo,
non un’etichetta, uno slogan di nicchia, da cui partire. E qui sta
il merito del libro. Di raccontarci il progressivo processo di
autoconsapevolezza di un uomo normale. Non la straordinarietà di uno
scrittore, ma la normalità di un uomo che è anche scrittore. Si
legge d’un fiato. Molti si riconosceranno nelle sue parole, nella
descrizione dei suoi turbamenti. E non solo gli omosessuali, ma tutti
coloro per i quali la scoperta e conoscenza del sesso non è stato un
processo facile, lineare, e rapido. Se poi
per qualcuno il ritratto della vecchia società spagnola sembrerà il
ritratto di una società più arretrata della nostra nello stesso
periodo, si consideri il percorso compiuto da quella società, e dai
suoi politici, fino ad oggi. Il riconoscimento delle unioni civili
tra persone dello stesso sesso è stato promulgato sotto il governo
conservatore di Aznar. Zapatero ha solo compiuto il passo successivo
di riconoscerne il matrimonio, come in altri paesi, per esempio nel
Canada. Da noi ci sono state lotte furibonde all’interno dello
stesso partito sedicente di sinistra, il PD. E si è arrivati a una
legge timidissima, prudente, che non vuole turbare le coscienze di
nessuno. E questo, solo nel 2016!Qual è la società arretrata? Ma
basta circolare per le strade di qualunque città spagnola, per
rendersi conto che dal punto di vista civile di passi ne hanno fatto
più di noi. Per esempio musei e uffici pubblici hanno tutti
l’ingresso agevolato per i disabili. Non si vede una macchina
parcheggiata fuori posto o in seconda fila a cercarla con il
lumicino. I limiti di velocità, in città come nelle autostrade,
sono rispettati, Le metropolitane funzionano fino a mezzanotte, e in
qualche città anche dopo, a Roma il
servizio cessa alle 23.30! Solo
il venerdì e il sabato è prorogato fino all’ 1.30.
Ecco, il libro
racconta questa nuova Spagna. Ed è una lettura piacevole, stimolante
istruttiva. Un altro tassello aggiunto ai
tanti che ci fanno amare la Spagna.
Fiano
Romano, 27 maggio 2017
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