La casa discografica Arcana ha
pubblicato un cd tutto bachiano, le cantate e tre arie per basso. E’
quasi la replica di un’incisione pubblicata dalla Harmonia Mundi
nel 1991, e ripubblicata dieci anni dopo, vi mancano le tre arie.
Philippe Herreweghe dirigeva la Chapelle Royale. Canta,
splendidamente, il basso Peter Kooy. Nella nuova incisione
dell’Arcana, Alfredo Bernardini dirige il complesso Zefiro, e alle
tre cantate BWV 82, 158, e 56, si aggiungono tre arie dalle cantate
BWV 20, 26 e 181. Canta il baso Dominik Wörner.
Bernardini, sempre con Zefiro, ci aveva regalato l’anno scorso una
non esaltante edizione dei Concerti Brandeburghesi. Questa
volta, invece, ci prende e ci commuove. Il
confronto con Herreweghe poteva mostrare la corda. Rischiare
una sconfitta. Invece
questa nuova interpretazione delle tre cantate si fa ascoltare con
partecipazione, grande
partecipazione,
intellettuale ed insieme
emotiva intensissime.
Fin dall’attacco della
sublime (si potesse, si dovrebbe dire sublimillima!) cantata BWV 82,
Ich habe genug, ne ho abbastanza. L’ingresso della melodia
dell’oboe,
una melodia dolente e
lamentosa, lunga, lunghissima, interminabile,
ci introduce subito in quel clima, così tipico
di Bach, di confronto con
il pensiero della morte. Di che cosa ne ha, infatti, abbastanza, chi
canta? Della vita. Ho preso il Salvatore, la speranza del giusto,
tra le mie avide braccia. Nella
cantata BWV 161, di cui esistono due versioni, Komm, du süsse
Todesstunde, Vieni, o dolce ora della morte, Bach
lo esprime chiaramente, con una serenità che ricorda le riflessioni
di Epicuro, che la morte
non è da temere, ma da aspettare con calma, tranquilli: il giusto
non ha nulla da temere. Ancora più chiaramente lo esprime nel corale
che dettò al suo allievo,
segretario
e
genero
Altnickol,
che
costui collocò a coronamento dell’Arte della fuga: Vor deinen
Thron tret’
ich, davanti
al tuo trono vengo. Riscrittura di Von höchsten
Nöthen, De
profundis. Bach toglie l’angoscia, e vi colloca la speranza,
l’attesa. Ma
sono musiche non comprese in questa incisione, dedicata alla voce di
basso. Questa
la cronaca. Ma veniamo alla musica.
L’aria
dell’attacco è in do minore, ma come era consuetudine l’armatura
in chiave è di si bemolle: si
bemolle nella notazione tedesca1
è B,
Bach. La simbologia numerica, armonica, alfabetica, percorre tutta
l’opera di Bach. E’ una pratica che ha radici lontane, sia nella
tradizione musicale sia in quella letteraria. Si pensi solo al gioco
sulla parola Laura, scritta anche l’aura, nella poesia del
Petrarca. O le allusioni dei madrigalismi. In Bach i
giochi numerici, alfabetici, i madrigalismi,
assumono una valenza intima, spirituale. Religiosa. L’effetto
sull’ascoltatore è però così intenso non per questa
segreta crittografia, ma per la particolare maniera di costruire,
sempre, la composizione. Il contrappunto non è per Bach un artificio
al quale ricorrere di quando in quando, ma la struttura stessa della
musica. Direzione
orizzontale e verticale della costruzione si corrispondono. In altri
termini l’armonia è sempre il risultato di un incontro di più
voci, anche quando sembra impostata sul basso continuo.
Semplicemente, per Bach, il basso è la melodia con cui si combinano
le melodie
superiori. Da qui il valore sempre melodico della condotta delle
parti. Tutte le parti cantano, e cantano sempre. A ciò si aggiunge
che spesso la voce superiore, come in questo caso, si lancia in
numerose fioriture, e gli abbellimenti non sono mai un puro
ornamento della melodia, ma assumono una funzione espressiva. La
bellezza sovrana di queste lunghissime melodie si vorrebbe che non si
arrestasse mai. Ma è proprio il prolungarsi della fioritura ad
accrescere l’intensità del canto, si direbbe una sorta di
struggimento della bellezza, di tenerezza infinita del canto. Se ne
resta catturati, ingoiati. Vi si naufraga dentro. E come per il poeta
di Recanati questo naufragare è di una dolcezza estrema. Ma poi
proprio in questa dolcezza del naufragio, in questo sprofondare
dentro la dolcezza del canto, sta il significato profondo della
melodia: Komm,
du süsse Todesstunde.
Grazie,
Alfredo Bernardini. Grazie, Dominik Wörner.
E’ la dolcezza
di cui questo nostro mondo attuale così rumoroso, così sgradevole,
così urticante, ha bisogno. Il Ruscello di Eisenach è il mare in
cui tutti noi vorremmo naufragare.
Johann
Sebastian Bach, Cantatas and Aris for Bass
Dominik
Wörner
Zefiro
Alfredo
Bernardini
Fiano
Romano, 29 settembre 2019
1Non
si faccia confusione, come spesso fanno gli italiani, tra notazione
tedesca e notazione anglosassone, entrambe alfabetiche, ma mentre
nella notazione anglosassone la B indica semplicemente il si, e se
si deve poi specificare se si bemolle bisogna
aggiungervi un flat, B Flat, nella notazione tedesca invece
la B indica solo il si bemolle, il si naturale è espresso dalla
lettera H. Pertanto il nome Bach è si bemolle, la, do, si naturale.
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