giovedì 30 gennaio 2020

"80" Panni

UNIVERSITA’ DI ROMA TOR VERGATA
MACROAREA DI LETTERE E FILOSOFIA
Stagione dei concerti 2019-2020
Auditorium “Ennio Morricone”

Mercoledì 29 gennaio 2020

80” PANNI

festa per
MARCELLO PANNI

Mezzosoprano, Alda Caiello
Ensemble Roma Sinfonietta



Marcello Panni compie 80 anni. E i compositori gli fanno festa. Figlio di Adriana Panni, che fu per due decenni, dal 1973 al 1994, Presidente dell’Accademia Filarmonica Romana, ma da sempre animatrice dell’istituzione, Marcello, musicista, compositore, vive da protagonista l’intera stagione delle avanguardie musicali europee, ma senza trascurare il repertorio e anzi promuovendo la proposta di opere uscite dalla pratica teatrale. Come negli anni ‘80 la ripresa moderna del Flaminio di Pergolesi, con la regia di Roberto De Simone, allestito dal Teatro di San Carlo, inaugurato a Venezia e poi condotto in Tournée a Charleston, il coté americano del Festival dei Due Mondi di Spoleto, e a Versailles, per inaugurare il restaurato, e delizioso, Teatro di corte. Protagonista, en travesti, una affascinante e tenerissima Daniela Dessì.

Ma altri sono i modelli dominanti di Marcello Panni direttore e compositore. Per sua stessa confessione, il padre di tutti, Stravinskij. E accanto a lui, Luciano Berio. Non a caso: compositori che intendono l’avanguardia come uno spazio inesauribile di sperimentazioni; confinate in un angolo, o addirittura espulse, le rigidezze dogmatiche dei partiti presi. Il moderno, l’avanguardia, il contemporaneo, si configurava e si configura per Panni come lo spazio del “molteplice”, secondo la felice definizione che ne diede Armando Gentilucci, figura di musicista, e di compositore, di teorico, di divulgatore, troppo presto sottratta alla musica di oggi italiana. La “festa per Marcello Panni” organizzata dall’Ensemble Roma Sinfonietta, per l’Università di Tor Vergata, e alla quale ha partecipato il mezzosoprano Alda Caiello, è stata scandita dall’omaggio di sei compositori, di tendenze diversissime, a conferma dell’antidogmatismo del festeggiato.

Lorenzo Ferrero, Due minuti per Marcello, per flauto, clarinetto, arpa, viola e violoncello. Può ricordare Čajkovskij – un’allusione, una citazione, più che un’imitazione – o certi modi belliniani, arpeggio e melodia, e accarezza l’orecchio per due veri minuti.

Ludovico Einaudi si lancia per un suo viaggio nella dissoluzione del canto con My Journey per violino, viola, violoncello, contrabbasso, flauto, trombone, marimba e arpa.

Lucio Gregoretti sembra volersi collocare sotto l’ombrello di Stravinsky, anche per il gusto di giocare coi titoli, Hello, March! È inglese, ma all’orecchio suona come un: avanti, Marcello.

Carlo Boccadoro disegna un elegante Calligramme pour M.P., per clarinetto, arpa e percussioni.

Matteo D’Amico si diverte con un settimino in chiaroscuro, anche lui stravinskieggiando. Con molta delicatezza.

Infine, Fabio Maestri conclude il sestetto con una riscrittura raffinatissima e divertente di ‘O surdato ‘nnamurato per voce e 7 strumenti. La voce è quella di Alda Caiello, che si presta divertita al travestimento.

In mezzo un ricordo, un omaggio, un devoto atto di gratitudine, o che cosa? ci sono i Folk Song di Luciano Berio, che Alfa Caiello, espertissima, ha l’intelligenza d’interpretare da un suo personale intento esegetico, senza lasciarsi intimorire dal modello unico di Cathy Berberian. Ed è bravissima, accattivante, conquista subito tutti, i musicisti che la sostengono e il pubblico che l’ascolta. Panni, poi, decide di regalarsi da sé una musica per sé: e abbiamo così un grazioso, delicatissimo, raffinato Forellen Trio, trio della trota, dove naturalmente la citazione è da Schubert. Ma l’organico, un trio d’archi, può far pensare o a un divino Divertimento mozartiano, unica composizione di Mozart per questo organico, o ai bellissimi, straordinari Trii per archi di Beethoven, forse gli esempi perfetti del genere. Chi sa se a Beethoven non alludesse anche il Settimino di D’Amico. Il secondo brano che Panni si dedica sono quattro pezzi dai 16 Popsongs. Evidente l’allusione a Berio. Ma abbassata di tono. Pop, non folk, Taranta e Pizzica infuriano indiavolate. Più da febbre del sabato sera che da sagra paesana nell’aia di una fattoria. E anche in questo c’è insieme un gioco, un divertimento, e la malinconica consapevolezza che la festa è finita, insieme al paese delle aie e delle fattorie. La mirabile compagnia si scioglie che è ormai sera, si beve una coppa di spumante, e tutti a casa a ricordare la festa e a riandare con la memoria alle musiche ascoltate.

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